Stefano Magnani è nato nel maggio del 1960 a Parma
si è diplomato all’istituto d’arte Paolo Toschi.
Ha lavorato come grafico e orafo prima di dedicarsi esclusivamente alla pittura.
Chiostro di S. Giovanni Parma
Galleria Cattani Bologna, 2002
Rocca dei Rossi San Secondo, 2008
Galleria Momenti d'artista Bologna, 2011
Villa Soragna Collecchio, 2012
Galleria del teatro comunale di Soragna, 2012
Studio d’arte Magnani Parma.
Sala Borri Calestano, 2015
Galleria Parma per le arti Parma, 2017
Villa Soragna Collecchio, 2018
Galleria S. Andrea Parma, 2018
Rocca Dei Rossi, S. Secondo, Parma, 2019
"Internationart In Venice" Venezia, 2016
Ha partecipato a numerose manifestazioni collettive ottenendo vari riconoscimenti:
"Artisti in mostra" presso l’Ente fiere di Parma 2012
Museo "Pier Maria Rossi" Berceto, selezione biennale di Roma
Una avventurosa tensione scorre nei surreali “paesaggi” di Stefano Magnani la cui materia pittorica è carica di intensità emotiva e di un grande spessore umano.
Un profondo spirito di osservazione unito ad una coscienza etica anima la mente e la mano di questo artista che con la lingua del paesaggio apre finestre e mette lenti sul mondo d’oggi.
La ricerca pittorica di Magnani si muove dentro ad una sfera espressiva figurativa che definiamo polimaterica in grado di trasfigurare i valori tattili plastici e semantici della materia in soavi e allo stesso tempo drammatici paesaggi moderni.
In molti anni di ricerca il pittore ha creato un proprio linguaggio in grado di fondere la tradizione classica della grande storia della pittura fiamminga con la lingua più vivida ed attuale dell’ iperrealismo approdando ad una personale quanto suggestiva dimensione narrativa di surrealtà.
Si tratta di paesaggi compositi colti al rallentatore ora planando alti sulle nuvole ora sostando su di una collina, ora tuffandosi nelle viscere delle valli o immergendosi nelle acque dei mari.
Le sue tele sono accurate microstorie quali segmenti compressi di una condizione drammatica: quella della Terra che chiede aiuto.
Tra i microsoggetti, soggetti rivelatori chiamati in causa dal pittore, i Balloni di fieno le Foglie e i Pesci diventano elementi simbolici portatori di un’urgenza a cui tutti noi dovremmo rispondere.
Paesaggi eterocliti che disagregati per minuti elementi poi riassemblati in composizioni eleganti e sfuggenti dispiegano in chi li guarda ventagli di riflessioni.
Il lavoro del pittore, la cui sensibilità è maturata nella bottega del padre orafo e orologiaio, insegue in una matrice di grande sensibilità artigianale un universale discorso estetico intorno alle categorie Spazio Tempo.
Le tele di Magnani hanno una speciale intensità “discorsiva” chiedono di essere osservate da vicino, di interrogarci. Queste materie e superfici scolpite, sono artifici squisitamente pittorici che impongono all’osservatore un lento stratificarsi, un farsi e un disfarsi del paesaggio inteso come Mondo, sono metafora dei potenti segni della devastazione dell’uomo verso il pianeta.
Su segni ritornanti di cultura e natura quali libri e balloni di fieno il pittore ci ricorda che la terra su cui lui posa ostinatamente il suo sguardo amoroso è la nostra e che troppi tra noi la vanno devastando.
Stefano Magnani coltiva con i ferri del suo mestiere nella concretezza della materia e della buona pittura figurativa la speranza di poter portare sollievo al pianeta mentre ci dona con i suoi dipinti potenti antidoti alla desolazione che ci assedia.
Manuela Bartolotti
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Il gorilla ci osserva con sguardo inquisitorio e pare domandare: “dove stai andando uomo?”.
Egli che è la rappresentazione delle nostre origini, c’interroga ora sul nostro destino, mettendoci davanti alle nostre responsabilità dacché ci siamo arrogati il titolo di signori del mondo. Perché di questa povera terra maltrattata e vessata dall’incoscienza umana e di cui dovremmo essere custodi, siamo ormai solo indegni parassiti.
L’ecologia, la sorte del mondo e dell’uomo è il tema prediletto di Stefano Magnani, artista da sempre molto attento e sensibile all’ambiente, oltre che alla cultura. E cultura significa anche conoscenza, rispetto per la natura.
“Il peggior vizio è la superficialità”, scriveva il geniale Oscar Wilde e questa si può intendere anche come ignoranza, incapacità di essere consapevoli della realtà che ci circonda e di occuparsene (non solo di preoccuparsene).
L’artista che vede oltre le apparenze seducenti e ingannevoli della modernità, della globalizzazione, nelle sue opere stigmatizza proprio quella falsa bellezza avvelenata o coglie in quella autentica di natura l’avanzare insidioso del male da lui identificato nel prodotto industriale per eccellenza: la plastica.
Fa quindi tesoro del figurativismo e iperrealismo del passato per rimarcare ancor più il contrasto con la materia che vi si sovrappone; la plastica disciolta va deturpando e corrodendo silenziosamente le creature viventi (pesci, animali, piante), spingendosi fin alla mostruosa metamorfosi, alla degenerazione genetica dell’innocuo pesce rosso o alla necessaria simbiosi della “Barricata corallina”, dove il gioco di parole serve a sottolineare il disagio e la reazione operata dalla natura nei confronti dell’avanzante inquinamento.
L’elemento plastico in Magnani non è, come per tanta arte contemporanea, solo un mezzo espressivo, ma si fa portatore di un contenuto e di un messaggio.
Lo vediamo in “Effervescenze innaturali” o ne “I nuovi fossili”, dove la commistione natura e forma artificiale, rifiuto industriale ormai è completa e solo l’ironia del titolo suggerisce il dramma, inducendo la riflessione e l’amara consapevolezza.
Dove andiamo dunque? In un mondo inquinato dall’ignoranza, dall’indifferenza alla Madre Terra anch’essa deturpata (la donna bellissima che pare arrendersi all’erosione del male) e dove solo la coscienza e la cultura ci possono infine salvare. Ecco allora fortezze di carta, di parole, di conoscenza, avamposti del sapere, isole di salvezza nel degrado e nel naufragio dell’umanità.
Magnani riesce a trasmettere il suo pensiero con forza e originalità, utilizzando più tecniche insieme. La sua indiscutibile abilità grafica crea immagini impeccabili che seguono un percorso surreale, simbolico, magrittiano, concentrato ma non ermetico.
E’ inoltre divenuto nel tempo più espressivo grazie all’uso di elementi nuovi, alla tridimensionalità materica, alla
sperimentazione mai solo estetica, ma profondamente etica, dove mezzo (la plastica in primis) e fine (veicolare l’idea ecologista e salvifica) coincidono in una sintesi efficace e coinvolgente a livello emotivo, sensitivo e razionale.
Il messaggio arriva forte e chiaro e non possiamo sfuggire allo sguardo eloquente del nostro antenato primate. La pittura di Magnani si è creativamente evoluta, impegnata sempre di più.
E l’uomo, protagonista nascosto che la scimmia indica quale vittima e carnefice insieme? E’ dunque questo l’esito di millenni d’evoluzione? A tale domanda nessuno si può sottrarre. Siamo tutti sulla stessa barca in questo mare sconvolto e sottosopra, in un mondo sempre più malato.
Ricordo di mio padre
Educazione ambientale attraverso l’arte
Primo premio del pubblico: Artisti in mostra fiere di Parma
Gradito ritorno al Paolo Toschi “in nuova veste”
Dubbi e cattivi pensieri