24 settembre -16 ottobre 2022
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie…”
Sono queste le intense parole di Ungaretti che, nella poesia “Soldati”, evidenzia la fragilità e la precarietà dell’esistenza.
Troppo spesso sottovalutiamo l’unicità della vita, ricordandola solo nei momenti di paura e incertezza.
La fine dell’estate, vedere le foglie ingiallire, è un preludio all’autunno, ad “un andante grazioso e malinconico che prepara mirabilmente il solenne adagio dell’inverno” (G. Sand) e porta con se una certa inquietudine.
Nella sovrapposizione delle immagini alla foglia autunnale si concretizzano le nostre incertezze, le nostre paure e quel senso di precarietà vissuti nei periodi più bui dell’umanità.
La storia ci insegna che l’umanità è stata in grado di affrontare e superare qualsiasi tipo di minaccia, ma ora la sensazione è che le forze in gioco si siano evolute a livelli di onnipotenza incontrollabili; il potere, il denaro e il benessere incondizionato hanno preso il sopravvento sulla logica ambientale e sul buonsenso.
Le foglie ci parlano di questo dramma che si alimenta con l’ignoranza e l’egoismo, diventano portavoce di una natura ormai spazientita ma dalla vocazione generosa e materna.
Per fare una foglia ci vuole l’albero, per fare l’albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole un fiore (brano di Sergio Endrigo).
Stefano Magnani